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02 Settembre 2014
Non volevo più vivere
Fonte : Aftenposten
Traduzione in italiano a cura dello Staff di Lene.it

Da fuori tutto sembrava perfetto. E questo peggiorava solo le cose, scrive Lene Marlin.

Avevo deciso che non ne avrei mai parlato pubblicamente. Non perché me ne vergogni, no: non me ne vergogno. Ma perché volevo soltanto chiudere per sempre con questo peso. Ma con il passare degli anni ho capito che non mi abbandonerà mai completamente. E' parte di quello che sono. Ci convivo ogni giorno, e lo porterò con me per il resto della vita. E così tanto vale che lo dica, apertamente:
Ho tentato di togliermi la vita.
Non riuscivo a sostenere la pressione.

E' strano, no? come puoi passare dal vivere la vita per te stessa al realizzare d'improvviso che stai vivendo per qualcun altro; per le sue aspettative e i suoi sogni. Come è facile perdersi nelle pretese altrui. Come è facile iniziare a vivere la vita di altre persone. Ora lo vedo di continuo, ragazzi che lottano. Perfino persone più adulte; immagino ancora di sentire la pressione dopo tutti questi anni. Quindi, quale speranza ci resta?


Una pressione diversa

Vorrei potervi dire che la pressione allenta la presa man mano che cresci. L'unica cosa che posso dire è che cambia. Avete solo più scelte. Io decisi che l'unica che potesse rendermi felice ero io. Questo processo ha comportato scelte che sembravano davvero strane a chi mi era vicino, ma non ho rimpianti. Perché già mentre vivevo questa frenetica vita da sogno sapevo che dovevo fermarla.


Ho lasciato che mi sfuggisse di mano.

Perché a quel tempo mi mancava sia la forza che la capacità di ascoltare me stessa piuttosto che gli altri, ci sono voluti anni per guarire completamente. Questo è il mio unico rammarico. Tuttavia mi ha permesso di vivere la mia vita in maniera diversa. Nel bene e nel male, ho scoperto da giovane come non volevo vivere la mia vita, ed è qualcosa per cui sono grata. Altri impiegano più tempo a capirlo e rischiano di non aver mai vissuto la vita che avrebbero voluto realmente.


Tornavo a casa nei momenti liberi

Faccio ancora brutti sogni riguardo al liceo; che mi chiamano dicendomi che devo tornare, rifare tutto da capo. Mi sentivo come se non fosse il mio posto. Come se fossi strana e diversa dagli altri. Ogni volta che avevamo del tempo libero, anche a metà giornata, tornavo a casa: suonavo la chitarra finché potevo e tornavo indietro di corsa quando era l'ora. E' stato allora che ho trovato la forza di cui avevo bisogno. Ho continuato a pensare che se avessi superato quei tre anni tutto sarebbe andato per il meglio. E così è stato. A volte devi solo tenere duro ancora un po'.

Una volta, passati i vent'anni, mi sono ritrovata distesa sul pavimento freddo della cucina, indebolita dal pianto. Non ho idea di quante ore fossi andata avanti, ma scoprii che si possono davvero esaurire le lacrime. Che il tuo corpo può sopportare solo fino a un certo punto. Ero completamente devastata; ma mi riappacificai con la consapevolezza che quella doveva essere la mia ultima notte. Mi sentii sorprendentemente fredda e distaccata mentre scrivevo messaggi alle persone a me care. Volevo davvero farla finita quella notte. Quando ho chiuso gli occhi mi sono sentita in pace. Mi sono risvegliata diverse ore dopo, confusa e con dei dolori terribili. Ironia della sorte, non avevo neanche la forza di riprovarci; ero troppo debole perfino per morire.


L'importanza di trovare ascolto

Non trovare ascolto fa male. Può volerci tanto tempo per trovare le parole giuste, ma quando ce la fai è importante che chi ti sta vicino ti ascolti davvero e ti prenda sul serio. Se questo non accade è facilissimo rinchiudersi di nuovo nel proprio guscio, nella convinzione di dover convivere da solo con i tuoi pensieri pesanti come macigni. Questo tipo di solitudine è la peggiore.

Farla finita? Tu? Hai vissuto il più grande sogno di chiunque. Hai viaggiato per il mondo, guadagnato tanto, vinto premi, di cos'hai di che preoccuparti? Mi dicevano che ero un'ingrata. La pressione alle stelle, le aspettative, non ce la facevo più.

Un vuoto infinito, assolutamente terrificante. All'apparenza andava tutto bene. Dall'esterno tutto sembrava perfetto e ciò rendeva quel vuoto ancora più spaventoso. Niente che sembrasse ferirti, in più ti senti dire che non hai motivo per essere addolorata. C'è sempre qualcuno che sta peggio.

E sì, forse è vero. Ma ciò non significa che il tuo o il mio dolore sia meno intenso.


Il dolore che sai

Una volta finii al pronto soccorso, mi dissero che ero stata molto fortunata. Non mi sentivo fortunata. Avevo tentato di morire, e invece eccomi ancora lì. Quella notte mi sono ritrovata in fondo a una stanza buia, ascoltavo una ragazza dall'altro lato di una tendina. Spiegava perché lo aveva fatto e ricordo che parlava del ragazzo che l'aveva lasciata e di come pensava che sarebbero stati insieme per sempre e che ora non le restava una ragione per vivere. O qualcosa del genere. Scivolavo di continuo tra il sonno e la veglia e ricordo solo frammenti. Nessun ragazzo mi aveva fatta finire lì in quel letto, ma riconoscevo nella voce di quella ragazza il mio stesso dolore.

Siamo ciò che diventiamo. A volte la strada è lunga e tortuosa, specialmente nell'adolescenza, quando tutto ti ferisce ed è dura credere che finirà. Non ce la fai a crederlo!

Me ne rendo conto oggi con persone che conosco che stanno lottando. E' difficile perfino provare a far credere loro che la vita poi migliora davvero. In questi casi riporto le mie esperienze personali; posso dire loro che so cosa vuol dire sentirsi così stanchi e piccoli al punto di non vedere più alcuna speranza. Quando riescono a visualizzarlo, mentre si ritrovano faccia a faccia con ciò che sono oggi, quello è il momento in cui mi rendo conto che capiscono cosa sto dicendo.


Tenete duro!

Non si può cambiare il passato, ma potete cambiare il modo di conviverci. A volte ho dei flashback dal passato. Spesso riguardano cose che ho rimosso completamente, così quando mi vedo quelle immagini ci può volere tanto a realizzare. Tutto il mio corpo reagisce, come se ricordasse ciò che la mente ha cancellato. E' allora che vado in panico, mi sento in trappola e mi manca il respiro, e mi ci vuole del tempo prima di potermi convincere che è tutto passato. A quel punto il mio corpo si rilassa, ma nel mentre è una sensazione terribile.

In una lacrima c'è molto, molto più di quanto si possa immaginare. Mi avete vista piangere in TV, una cosa del tutto inaspettata, è successo quando le canzoni e le conversazioni mi hanno riportata a quei momenti. Quella fu un'esperienza dolorosa e splendida allo stesso tempo perché ciò che avvertivo di più era la sensazione che quelle cose le avevo superate e le guardavo da lontano ormai. Un pensiero impegnativo per una che non pensava di superare i 30 anni.
Non mi vergogno di quelle lacrime, so che avrei dovuto piangerle molto tempo fa.
Perciò se state leggendo queste righe e non siete in un bel periodo, se non riuscite a immaginare che la vita possa migliorare, vi prego tenete duro ancora un po' e datemi retta: ne sarà valsa la pena!

 
 


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