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01 Luglio 1999 |
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Recensione - Playing My Game |
Fonte : Rockstar |
La Natalie Imbruglia dei fiordi si fa strada nell'heavy rotation radiofonica.
Diciotto anni, Lene Marlin imbraccia la chitarra acustica, mette su un po' di muso e un po' di malinconia e inizia a cantare con una semplicità disarmante le sue canzoni, piene di melodie innocenti e amori che non arrivano mai. A metà strada fra Jewel e Carmen Consoli, e trascinata in altissimo dal successo di "Unforgivable Sinner", la norvegese viaggia con una interessante voce squillante ed incessante sulle trame di un pop femminile fine anni '90 che una produzione maestra confeziona in un album ordinato e efficace. Pochi dubbi, Playing My Game sarà presto un successo di proporzioni internazionali, mosso da brani ad alto potenziale radiofonico e da una malinconia da teenager poco smaliziati che anima i testi e le song. Per quanto riguarda la qualità, invece, c'è ancora da lavorare, visto che a Lene anche per motivi puramente anagrafici mancano ancora quelle linee, quelle idee vere e, perché no, quel mestiere che la potrebbero far decollare davvero dal livello "sanremese" a cui si trova ora. Ma avremo sicuramente occasione di riparlarne spesso dopo il 2000, vedrete.
FABRIZIO MASSIGNANI
Genere: Rock
Produttori: Hans G & Jorn Dahl
Brano migliore: Unforgivable Sinner
Voto: 6
Recensito il: 07/99
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