C'era una volta un re, e quel re aveva una figlia così caparbia e con uno scilinguagnolo così sciolto che nessuno riusciva a farla star zitta. Perciò egli promise a chi ci fosse riuscito la principessa, e per di più la metà del regno.
Ce ne furono molti che vollero provare, lo credo bene, perché una principessa e per di più la metà del regno non si possono avere tutti i giorni. Il cancello della reggia si apriva e si chiudeva continuamente, venivano uno dopo l'altro, in fila, da oriente e da occidente, a cavallo e a piedi. Ma nessuno riuscì a far star zitta la principessa. Alla fine il re fece annunciare che quelli che si fossero provati senza riuscirci sarebbero stati segnati a fuoco su tutte e due le orecchie con il suo marchio rovente: non voleva più aver alla reggia un continuo via vai, e poi per niente.
C'erano anche tre fratelli che erano venuti a sapere della principessa, e dato che a casa loro non se la passavano troppo bene pensarono di andare a tentare la fortuna, per vedere un po' se avessero potuto conquistare la principessa e la metà del regno. Erano buoni amici e tra loro andavano d'accordo; così si misero in cammino tutti e tre insieme.
Dopo aver fatto un po' di strada, Ceneraccio trovò una gazza morta.
- Trovato! Trovato! - gridò.
- Che cosa hai trovato? - chiesero i fratelli.
- Ho trovato una gazza morta, - rispose.
- Ohibò! Buttala via! Che cosa te ne vuoi fare? - chiesero i due, che si credevano sempre i più intelligenti della famiglia.
- Ho da far così, da portar così, la porterò! - rispose Ceneraccio.
Dopo che ebbero fatto un altro po' di strada, Ceneraccio trovò un vecchio cerchio di vimini e lo raccolse.
- Trovato! Trovato! - gridò.
- Che cosa hai trovato adesso? - chiesero i fratelli.
- Ho trovato un cerchio di vimini, - rispose.
- Puah! E che te ne fai? Buttalo via! - gli dissero.
- Ho da far così, da portar così, la porterò! - rispose Ceneraccio.
Dopo aver fatto un altro po' di strada trovò un pezzo di coccio e raccolse anche quello.
- Ragazzi, trovato! Trovato! - gridò.
- Beh, che cosa hai trovato? - chiesero i fratelli.
- Un pezzo di coccio, - rispose.
- Guarda un po' se è una cosa da prender su! Gettalo via! - gli dissero.
- Ho da far così, da portar così, la porterò! - rispose Ceneraccio.
Dopo aver camminato un altro po' trovò un corno di montone tutto storto, e subito dopo ne trovò un altro uguale.
- Trovato, trovato ragazzi! - gridò.
- E che cosa hai trovato? - chiesero gli altri.
- Due corna di montone, - rispose Ceneraccio.
- Ma guarda! Buttale via! Che te ne fai? - chiesero.
- Ho da far così, da portar così, la porterò! - rispose Ceneraccio.
Dopo un po' trovò un cuneo.
- Ragazzi trovato, trovato, - gridò.
- Ma quanto sei bravo a trovare! Cosa hai trovato ora? - chiesero i due maggiori.
- Ho trovato un cuneo, - rispose.
- Oh, buttalo via; che cosa te ne fai? - chiesero.
- Ho da far così, da portar così, la porterò! - rispose Ceneraccio.
Mentre andavano verso la reggia attraverso i campi - era appena stato sparso il concime - si chinò a raccogliere una suola tutta logorata.
- Ragazzi, ragazzi, trovato, trovato! - gridò.
- Se solo trovassi un po' di buon senso! - dissero gli altri due. - Che cosa hai trovato adesso?
- Una suola logorata, - rispose.
- Ohibò! Guarda se è una cosa da prender su! Buttala via! Che cosa te ne fai? - chiesero i fratelli.
- Ho da far così, da portar così, la porterò e mi guadagnerò la principessa e la metà del regno, - dichiarò Ceneraccio.
- Sì, proprio tu, con quell'aria! - lo canzonarono i due fratelli.
Entrarono poi dalla principessa. Prima il maggiore.
- Buongiorno, - disse.
- Buongiorno a te, - rispose lei dimenandosi.
- Che caldo fa qui, - disse lui.
- È più caldo dentro il forno acceso, - rispose la principessa: erano già pronti i ferri roventi per marchiarlo a fuoco. Solo a vederli, il giovane perse la parola tutt'in una volta, e così per lui fu finita.
Al secondogenito non andò meglio.
- Buongiorno, - disse.
- Buongiorno a te, - disse la principessa torcendosi.
- Che caldo terribile fa qua, - disse lui.
- È più caldo dentro il forno acceso, - replicò lei, e allora anche il secondo fratello perse l'uso della lingua, e i ferri roventi fecero nuovamente il loro ufficio.
Venne poi Ceneraccio.
- Buongiorno, - disse.
- Buongiorno a te, - disse la principessa agitandosi e dimenandosi.
- Che bel calduccio che fa qua, - disse Ceneraccio.
- È più caldo nel forno acceso, - rispose la principessa: non era più tenera con il terzo che con il primo.
- Allora posso farci arrostire la mia gazza? - chiese il ragazzo.
- Ho paura che scoppi, - rispose la figlia del re.
- Oh, niente paura: ci lego intorno questo cerchio di vimini! - assicurò il ragazzo.
- È troppo largo, - rispose lei.
- E io ci metto questo cuneo, - rispose il ragazzo tirando fuori il suo cuneo.
- Ma sgocciolerà fuori tutto il grasso, - obiettò la principessa.
- E io ci metto sotto questo, - rispose il ragazzo tirando fuori il pezzo di coccio.
- Parli in un modo molto contorto, - si lamentò la principessa.
- Non è vero, ma questo sì che è contorto, - rispose il ragazzo mostrando il corno di montone.
- Non ho mai visto un corno simile! - esclamò la principessa.
- Eccone uno uguale, - replicò Ceneraccio tirando fuori il secondo corno.
- Ti sei certo logorato per trovar il modo di farmi star zitta, - disse la principessa.
- Io no, ma questa sì che è logorata, - rispose il ragazzo tirando fuori la suola di scarpa.
Così la principessa fu ridotta al silenzio.
- Adesso sei mia, - disse Ceneraccio, che si prese la principessa, e per di più la metà del regno.
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