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"Il marito che doveva badare alla casa" - 11 ottobre 2002

C’era una volta un uomo così brontolone e così rabbioso che non gli sembrava mai che la moglie facesse abbastanza in casa. Una sera tornò di cattivo umore e su tutte le furie, e cominciò a tirar moccoli da illuminare la stanza.
- Non andar in collera in questo modo, mio caro, - disse la donna, - senti, vecchio mio, domani ci scambieremo il lavoro: io andrò fuori con gli altri a tagliare il fieno, così tu potrai badare alla casa. Il marito fu subito d’accordo: l’avrebbe fatto con piacere. La mattina dopo, prestissimo, la donna si mise la falce in spalla e se ne andò nei campi a far fieno, mentre il marito avrebbe dovuto badare alla casa. Per prima cosa lui pensò di fare il burro, ma dopo aver pestato nella zangola per un po’ gli venne sete e andò giù in cantina a spillare la birra. Mentre stava rimettendo a posto lo zaffo sentì che il maiale era entrato su nella stanza. Risalì allora di corsa la scala della cantina con lo zaffo in mano, più presto che poteva, perché il maiale non urtasse la zangola, ma quando vide che l’aveva già rovesciata del tutto e che stava grufolando nella panna caduta sul pavimento, perse talmente la testa dalla rabbia che si dimenticò completamente della botte di birra e si mise a correr con tutte le sue forze dietro al maiale. Raggiuntolo sulla porta gli assestò un bel calcio, tanto da farlo rimanere lungo disteso sul pavimento. Allora gli venne in mente che aveva lo zaffo in mano, ma quando arrivò giù in cantina la botte della birra era vuota.
Tornò così nella capanna dove tenevano il latte e trovata tanta panna da riempire la zangola si mise a pestare un’altra volta: il burro per il pranzo lo voleva a tutti i costi. Dopo aver pestato per un po’ nella zangola gli venne in mente che la mucca che tenevano in casa era ancora dentro la stalla, e non aveva avuto niente né da mangiare né da bere nonostante fosse giorno fatto. « Per portarla fino al pascolo, - pensò, - oramai ci vuole troppo tempo», e così gli venne in mente di farla uscire sul tetto: la casa era coperta di torba, e vi cresceva della magnifica erba fresca, in gran quantità. La casa era a ridosso di un ripido pendio, e gli sembrò cosa facile far salire su la mucca, una volta appoggiata un’asse contro il tetto. Non aveva però il coraggio di lasciare la zangola, perché il bambino, andando carponi su e giù per il pavimento, avrebbe potuto rovesciarla, così se la caricò sulle spalle; ma prima di far andare la mucca sul tetto doveva farla bere. Il secchio per andar a pren dere l’acqua riuscì a prenderlo, ma quando si chinò sull’orlo del pozzo per riempirlo ecco la panna uscir fuori dalla zangola e corrergli giù per la schiena.
L’ora del pranzo era oramai vicina, e non gli era ancora riuscito di fare il burro: pensò allora di preparare una farinata e mise perciò sul fuoco una pentola piena d’acqua. Fatto questo, gli venne in mente che la mucca avrebbe potuto fare un passo fuori dal tetto e rompersi così una gamba o l’osso del collo, e perciò andò su per legarla. Un capo della corda lo passò al collo della mucca, poi, calandolo attraverso il camino, si annodò l’altro capo intorno alla coscia: l’acqua bolliva già nella pentola, e lui doveva girare la farinata. Mentre era così occupato, la mucca cadde ugualmente giù dal tetto e lo tirò su attraverso la cappa del camino: lui rimase impigliato lì dentro mentre la mucca penzolava dal muro, sospesa tra cielo e terra, senza poter andare né su né giù.
La moglie aveva aspettato un bel pezzo che il marito venisse a chiamarla per il pranzo, ma aspetta aspetta non succedeva nulla. Alla fine pensò che le cose andavano troppo per le lunghe e tornò a casa. Quando vide la mucca penzoloni corse subito a tagliar la corda con la falce, così il marito ruzzolò giù per la cappa del camino. Entrando, lo vide con la testa dentro la pentola della farinata.


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