Ciao a tutti,
sono Marko e da oggi in poi, una volta alla settimana, vi accompagnerò in un altro mondo, pieno di magia e di tanti personaggi buoni e cattivi di cui conoscerete tutte le straordinarie avventure.
Venite, non preoccupatevi, perché non sarete soli in questo viaggio. Assieme a voi ci sono tanti altri giovani norvegesi che stanno per scoprire questo posto speciale... anzi, non molto tempo fa mi è capitato di incontrare anche una piccola Lene che girava per valli e per monti e faceva tante domande su questo e su quello.
Ma cominciamo dall'inizio. Dunque...
C'era una volta un uomo che aveva tre figli: Per, Pål e Espen, detto Ceneraccio. Ma oltre a quelli non aveva proprio niente, era povero in canna e perciò ripeteva loro spesso e volentieri che avrebbero dovuto andarsene per il mondo a guadagnarsi il pane. Lì a casa non potevano far altro che morire di fame.
A una certa distanza dalla sua capanna c'era la reggia, e proprio davanti alle finestre del re era cresciuta una quercia, una quercia così grande e così grossa che toglieva luce alle stanze. Il re aveva promesso tanti, tanti soldi a chi fosse capace di abbattere l'albero. Ma nessuno ci era riuscito perché appena toglievano una scheggia dalla quercia, ne crescevano due. Il re avrebbe anche voluto far scavare un pozzo che gli conservasse l'acqua per tutto l'anno. Tutti i suoi vicini infatti avevano un pozzo e lui no, e questo gli sembrava una gran vergogna. A chi fosse riuscito a scavare un pozzo che restasse pieno d'acqua per tutto l'anno, il re aveva promesso denaro e altre cose. Ma nessuno c'era riuscito, perché la reggia si trovava in cima a una collina e dopo un po' che scavavano, trovavano la pietra viva. Ma il re si era proprio messo in mente di avere quello che voleva e perciò fece leggere un bando davanti a tutte le chiese del paese: chi fosse stato capace di abbattere la grossa quercia davanti alla reggia e di procurargli un pozzo pieno di acqua per tutto l'anno, avrebbe avuto la principessa e la metà del regno.
Ci furono molti che vollero tentare la prova, si può bene immaginarlo, ma per quanti colpi dessero con l'ascia e per quanto scavassero non riuscirono a un bel niente. A ogni colpo la quercia diventava più grossa, e la pietra del monte non diventava più tenera. Dopo un po' di tempo anche i tre fratelli vollero andare a tentar la prova e il padre fu contento di vederli andare: anche se non avessero avuto la principessa e la metà del regno, avrebbero sempre potuto trovare lavoro presso qualche buon padrone, pensava, e più di questo non poteva desiderare. Quando dunque i tre fratelli dichiararono di voler andare alla reggia il padre disse subito di sì e così Per, Pål e Ceneraccio partirono.
Dopo aver fatto un po' di strada giunsero a un boschetto di abeti di dove la costa saliva molto ripida e subito sentirono qualcuno che tagliava la legna là in cima!
- Io mi domando chi è che taglia la legna là in cima! - disse Ceneraccio.
- A che ti serve domandarti tante cose? - dissero Per e Pal. Non c'è niente di strano se lassù un taglialegna abbatte degli alberi!
- Eppure io vorrei proprio vedere chi è! - dichiarò Ceneraccio allontanandosi.
- Tu sei proprio come un bambino. Devi imparare come si va per il mondo! - gli gridarono dietro i fratelli. Ma Ceneraccio non se ne preoccupò né punto né poco e corse su per la costa verso il luogo dove sentiva spaccar la legna; arrivato lì vide un'accetta che stava spaccando un abete.
- Buongiorno! - disse Ceneraccio, - stai spaccando l'abete?
- Sì, è un pezzo che sto qui a spaccare l'abete aspettandoti - rispose l'accetta.
- Eccomi qui, allora, - disse Ceneraccio poi prese l'accetta, tolse il ferro dal manico e ficcò tutti e due i pezzi nella sua bisaccia.
Quando tornò giù dove erano i fratelli quelli cominciarono a ridere e a prenderlo in giro: - Si può sapere che cosa hai trovato di speciale lassù in cima?
- Oh, quella che sentivamo era un'accetta, - rispose Ceneraccio.
Dopo aver fatto un altro po' di strada, giunsero sotto a una roccia sporgente e sentirono qualcuno che stava battendo e zappando là in cima.
- Io mi domando chi è che sta battendo e zappando lassù su quella roccia, - disse Ceneraccio.
- Che bisogno hai poi di domandarti tante cose? - ripeterono Per e Pål. - Non hai mai sentito gli uccelli battere il becco contro i tronchi d'albero?
- Sì, ma mi piacerebbe proprio vedere chi è! - dichiarò Ceneraccio, e, per quanto quelli ridessero e lo prendessero in giro, lui fece come se niente fosse, corse sulla cresta del monte e arrivato là in cima vide una zappa che batteva e zappava.
- Buongiorno! - disse Ceneraccio. - Te ne stai qui sola soletta a zappare?
- Certo! - rispose la zappa. - E' un bel pezzo che sto qui a battere e a zappare aspettandoti, - rispose quella.
- Eccomi qua! - replicò Ceneraccio, poi afferrò la zappa, le tolse il manico, se la mise dentro al sacco e tornò giù dai suoi fratelli.
- Bene, hai proprio visto qualcosa di speciale lassù sulla montagna? - gli chiesero Per e Pal.
- No, veramente; quella che sentivamo era solo una zappa, - rispose Ceneraccio.
Fecero poi un altro bel pezzo di strada insieme finché non giunsero a un torrente. Avevano tutti e tre una gran sete dopo aver camminato per tanto tempo, e così si stesero a terra per bere.
- Io mi domando di dove viene quest'acqua! - disse Ceneraccio.
- Se non sei matto lo diventerai adesso a forza di domandarti tante cose. Di dove viene il torrente? Hai mai visto l'acqua sgorgare da una polla?
- Sì, ma ho voglia lo stesso di vedere di dove viene, - dichiarò Ceneraccio e prese a risalire lungo la riva. Per quanto i fratelli lo chiamassero e lo prendessero in giro non servì a nulla, lui continuò per la sua strada.
Aveva già fatto un bel po' di cammino, e il torrente diventava sempre più stretto; dopo aver proseguito un altro po' vide una noce: l'acqua usciva da quella.
- Buongiorno! - disse ancora una volta Ceneraccio. - Te ne stai qui sola soletta a far sgorgare l'acqua?
- Certo! - rispose la noce. - E' molto tempo che sto qui sola soletta a far sgorgare l'acqua aspettandoti.
- Eccomi qua, - replicò Ceneraccio; poi prese una manciatella di muschio la ficcò nel buco per non far più uscire l'acqua, si mise la noce nel sacco e discese nuovamente giù dove erano i suoi fratelli.
- Bene, hai visto adesso di dove viene l'acqua? Era poi veramente una cosa tanto speciale? - gli chiesero Per e Pål sghignazzando.
- Oh, l'acqua usciva solamente da un buco, - rispose Ceneraccio, e allora gli altri due si misero a ridere e lo presero in giro ancora una volta, ma Ceneraccio non ci badò né punto né poco: - In ogni modo mi ha fatto piacere vederlo, - disse.
Dopo che ebbero fatto un altro po' di strada arrivarono alla reggia, ma si era venuto a sapere per tutto il paese che, chi fosse riuscito ad abbattere la grande quercia e a scavare un pozzo per il re, avrebbe avuto la principessa e la metà del regno, e allora erano venuti in molti a tentare la fortuna: la quercia era così diventata due volte più alta e più grossa di come era prima, perché, se ti ricordi, per ogni scheggia che si toglieva ne crescevano due. Il re aveva perciò deciso che chi avesse tentato la fortuna senza riuscire ad abbattere la quercia, avrebbe dovuto, per punizione, essere abbandonato su di un'isola con tutte e due le orecchie tagliate.
I due fratelli però non si lasciarono impressionare, convinti come erano che sarebbero riuscito ad abbattere la quercia: Per, il maggiore, avrebbe dovuto provarsi per primo. Ma successe anche a lui quello che era già successo a tutti gli altri che avevano voluto abbattere la quercia: per ogni scheggia che toglieva ne crescevano due; così le guardie del re lo afferrarono, gli tagliarono le orecchie e lo abbandonarono su di un'isola. Volle poi tentare la prova Pål, ma anche a lui successe lo stesso: quando ebbe dato due o tre colpi le guardie del re si accorsero che la quercia cresceva, e allora presero anche lui e lo portarono sull'isola: le orecchie gliele tagliarono ancora più rasenti al capo, pensando che l'esperienza avrebbe ben dovuto insegnargli qualcosa.
Volle poi provare Ceneraccio.
- Se ti fa tanto piacere sembrare una pecora segnata, ti possiamo tagliare subito le orecchie, senza che tu ti dia tanta pena, - gli disse il re, furibondo com'era contro i suoi due fratelli.
- Eppure mi piacerebbe lo stesso provare! - dichiarò Ceneraccio, e così dovettero lasciarlo fare.
Tirò allora fuori l'accetta dal suo sacco e la fissò nuovamente sul manico. - Spacca da sola! - ordinò Ceneraccio all'accetta e quella si mise a dare colpi tali che le schegge volarono da tutte le parti e la quercia precipitò ben presto a terra. Fatto questo, Ceneraccio tirò fuori la zappa e la riassestò sul manico: - Scava da sola! - ordinò e la zappa cominciò a zappare e a scavare facendo schizzare terra e pietre da tutte le parti e così il pozzo fu scavato, è chiaro. Quando il pozzo fu alto e grande come lo voleva lui, Ceneraccio tirò fuori la noce, la posò in un angolo del fondo e poi tolse la manciatella di muschio: - Scorri e vieni fuori! - ordinò e l'acqua cominciò a scorrere uscendo dal buco con gran forza, e in poco tempo il pozzo fu pieno fino all'orlo.
Ceneraccio aveva dunque abbattuto la quercia che dava ombra alle finestre del re e aveva procurato alla reggia un pozzo, e perciò ebbe la principessa e la metà del regno, proprio come il re aveva promesso. Per e Pål erano stati fortunati a perdere le orecchie, altrimenti non avrebbero fatto altro che sentire a ogni momento quello che dicevano tutti, cioè che Ceneraccio non aveva fatto poi male a domandarsi tante cose.
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