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30 Giugno 1999 |
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Recensione - Playing My Game |
Fonte : Rockol |
Dite la verità, "Inguaribili peccatori": vi siete un po' invaghiti di questa biondina, come ogni tanto capita di prendersi una sbandata per certe cantanti-caramella tipo Natalie Imbruglia. E' vero tuttavia che qui siamo di fronte a una giovanissima dalle discrete possibilità. Intanto, le canzoni sul disco sono tutte sue. Poi, fin dalla prima "Sitting down here", si intuisce che la sua vena melodica pop non è per nulla banale. Vorremmo dire la stessa cosa degli arrangiamenti zuccherosi, ma nessun discografico degno di questo nome si sentirebbe di privare una diciottenne caruccia di inutili coretti e archi che fanno tanto, tanto hit-parade. E' anche possibile che ci stiamo illudendo: i testi della Pausini, al confronto di quelli di Lene, sono contorti come quelli degli Skunk Anansie. In ogni caso il disco non è solo "Unforgivable sinner"; dieci brani sono pochissimi, per gli standard normali, ma questi offrono una media qualitativa superiore a quella dei dischi pop in circolazione. Certo, un po' meno intimismo e più verve non guasterebbero, ma c'è qualcosa di puro e adolescente in questa malinconia nordika. Sarebbe interessante sapere se lei avrebbe prodotto e arrangiato il proprio disco in modo diverso, magari meno noiosino. Ma la storia non si fa coi "se", dicono.
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