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22 Ottobre 2003
Lene Marlin e Dido canzoni diverse
Fonte : Onda Tv magazine
Chi può dire di non aver mai sentito White Flag e You Weren’t There? I due singoli che dominano la classifica hanno fatto da apripista agli album delle nuove protagoniste della scena musicale internazionale.

Sono bionde, giovani e carine. E se non bastasse i loro cd svettano in cima alle classifiche degli album più venduti, in Italia e all’estero. Stiamo parlando di Dido e Lene Marlin: inglese la prima, norvegese la seconda. Le emittenti radiofoniche e le reti musicali passano in continuazione i loro brani e videoclip, e in testa alle chart dei singoli troviamo proprio White Flag di Dido, seguita a breve distanza da You Weren’t There di Lene Marlin. Il discorso si ripete per gli album, dove Life for Rent della prima precede di poco Another Day della più giovane rivale. Le due artiste non si presentano come dive da copertina, ma con un look poco vistoso. Forse perché all’apparire preferiscono la sostanza: le canzoni non si limitano a cantarle, ma le scrivono e le suonano. Sono musiciste complete, anche se in modo diverso. Dido, trentenne, l’elettronica ce l’ha nel sangue, ma ben miscelata con il pop. È di qualche giorno fa la notizia, riportata dal tabloid inglese Sun, che l’artista avrebbe scritto e prodotto alcuni brani del prossimo disco di Britney Spears. Le sue melodie, infatti, suonano originali e raffinate, e i testi, anche quando parlano d’amore non sono mai banali (Here with Me: «I won’t leave / I can’t hide / I cannot be / until your resting here with me… Non voglio restare, non posso nascondermi, non posso esistere, finché tu rimarrai ancora qui con me»). Per lei la chiave di volta si chiama Eminem. «Ero scioccata quando ho saputo che lui era interessato a me. Non potevo prevedere l’effetto che avrebbe avuto per la mia carriera: sconvolgente!», confessa Dido Armstrong. Il re del rap rimane folgorato da Thank You, incisa su No Angel e inserita nella colonna sonora del film Sliding Doors, ne campiona la prima strofa, la inserisce nel brano Stan e poi la pubblica in The Marshal Mathers LP. Il brano fa il giro del mondo. Lui in un colpo solo mette a tacere i menagramo, fa pace con la comunità gay, Elton John in testa, e commuove i suoi fan. Lei ottiene fama e gloria. È la consacrazione. Nella seconda prova, Life for Rent, a detta di Rolling Stone «la sua voce morbida si erge struggente su un tappeto di sintetizzatori elaborati dal fratello Rollo». Buon sangue non mente, visto che il fratellino milita nelle fila dei Faithless, gruppo nel quale la nostra si è fatta le ossa come corista. Poi la decisione di proseguire da sola.
Per Lene Marlin Pedersen, nove anni più giovane di Dido, la storia è diversa. Sono gli amici a intuire che ha talento e a farle ottenere un passaggio in una stazione radiofonica. Inseparabile dalla sua chitarra, una Takamine acustica, la sedicenne che viene dal profondo nord fa sue le sonorità anni Sessanta. Pochi ma azzeccati accordi di chitarra e testi malinconici come vuole la tradizione del mainstream a cui lei s’ispira (Sitting Down Here: «Your words cut rather deeply / they’re just some other lies / I’m hiding from a distance / I’ve got to pay the price… Le tue parole colpiscono abbastanza profondamente, sono solo altre bugie. Mi nascondo lontano, devo pagare il prezzo…») e i dirigenti della Virgin non hanno più dubbi. Lei all’inizio non si scompone, va a scuola, ma due anni dopo cambia tutto: «Il successo mi ha sconvolto. La mia vita è cambiata radicalmente e ho avuto bisogno di molto tempo per riprendermi». Nel 1998, il singolo Unforgivable Sinner rimane in classifica per 8 settimane al numero 1 e l’anno dopo Playing the Game vende in patria cinquantamila copie. Per la Virgin è fatta. A quel punto si può andare all’estero. Non sarà un fuoco di paglia. Per nessuna delle due.

Deborah Turcato

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