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01 Ottobre 1999 |
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L'ultima favola nordica ha come protagonista una "piccola" norvegese |
Fonte : Rockstar |
Ha meno di vent'anni. Come Britney Spears, come Mandy Moore, come
Christina Aguilera. I termini della faccenda, in fondo, sono tutti qui. Lene
Marlin è la dimostrazione che essere delle giovani popstar non comporta il
fatto di essere completamente idiote, e goffamente lolitesche. Il tempo che
Britney Spears ha speso per rifarsi il seno, Lene l'ha investito nella
preparazione degli esami di maturità. «Non sai mai come vanno le cose,
nel mondo dello spettacolo: meglio avere un titolo di studio in mano»
racconta. A differenza delle colleghe americane, Lene non è cresciuta su
un ottovolante del Disneyworld di Orlando, e non ha iniziato a mettersi il
rossetto a otto anni, per presentare il Mickey Mouse Club in televisione.
Tromso, la sua città, si trova nel nord della Norvegia all'interno del circolo
polare artico, 60.000 anime infreddolite che si spartiscono una sola ora di
luce al giorno per tutto l'inverno. «Il posto dove sono nata ha da sempre un
ruolo fondamentale nella mia musica. La luce, dalle mie parti, è diversa
dalla luce di ogni altro luogo del mondo. Credo che sia più facile essere
ispirati, quando vedi il sole per una sola ora ai giorno». Con buona pace
delle siliconate teen-popstar della Florida: sono circondate
dall'illuminazione intermittente dei sei parchi di divertimento più grandi del
mondo, eppure non sono mai riuscite a scrivere una canzone da sole. «Ho
iniziato quasi per gioco, esibendomi con una chitarra acustica in una
piccola radio della mia città» racconta Lene. «La cosa mi è presto sfuggita
dì mano, e il gioco è diventato più grande di me. Mi sono ritrovata a
viaggiare ogni week end tra Tromso e Oslo per registrare l'album. Sono tre
ore di viaggio, ricordo che spesso abbassavo il tavolinetto dell'aereo e mi
mettevo a fare i compiti per il lunedì successivo». Il resto è storia recente:
Lene è entrata direttamente al primo posto nelle classifiche norvegesi, per
poi sferrare il suo attacco alle classifiche mondiali. L'Europa ha ceduto
quasi subito, il Giappone non ha resistito che poche settimane. «Non
credo di poter essere accostata alle mie colleghe d'Oltreoceano, se non
per un fatto anagrafico. Scrivo da sola le mie canzoni, raccontando le cose
che mi sono successe, o che ho visto succedere a chi mi circonda.
Nessuno ha deciso che avrei fatto un disco: l'investimento non è stato fatto
su di me, ma sulle mie canzoni, che esistevano già». Anche perché la
musica, per Lene, non è un semplice accessorio della propria popolarità:
ne rappresenta l'essenza stessa. "Ho sempre ascoltato molta musica:
ammiro la Morissette, Dolores O'Riordan e gli U2. Mi piacciono i Chemical
Brothers, e trovo che molte band della scena scandinava si stiano facendo
notare per spessore ed originalità. Penso ai Cardigans, ovviamente, ma
anche ai Wannadies, ai Kent, ad Andreas Johnson. Per molto tempo la
Scandinavia è stata considerata la patria europea della musica dance più
commerciale e radiofonica. Invece esistono realtà importanti anche e
soprattutto nel panorama pop e rock e, forse a causa dell'inaridimento
della scena inglese, finalmente la discografia europea se n'è accorta.
Anche in Norvegia ci sono decine di band davvero interessanti. Purtroppo
cantano in norvegese, e questo di certo non aiuta".
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